Innovazione contract
In uno scenario economico attuale nel quale l’ambito del retail sta assumendo una importanza se non altro decrescente, il contract costituisce senza ombra di dubbio alcuna una opportunità rimarchevole. Tuttavia, troppo spesso il termine stesso rimanda facilmente ma ingannevolmente ad un qualcosa di talmente nebuloso ed incomprensibile da sembrare di difficile comprensione. Si tratta sostanzialmente di una tipologia di servizio che può essere espletato in modalità differenti ed a seconda della singola situazione. All’interno del contract, definito anche gergalmente “progetto chiavi in mano”, il contractor si assume l’impegno e l’onere di consegnare una prestazione secondo tempistiche precise e ben definite, rispettando fedelmente le tecniche contrattate nella fase precedente. Fattore di primaria importanza risulta essere il grado di credibilità dei fornitori, insieme all’ammontare del prezzo contrattuale. La figura responsabile dell’intero progetto, insieme alle forniture in ordine merceologico, è il general contractor, professionista di eccellenza del quale si servono le migliori industrie italiane in materia di arredamento, vera e propria eccellenza del nostro Paese. Differentemente dal mercato retail, il contract rappresenta un canale estremamente funzionale per sviluppare ed incrementare mercati anche in paesi reputati emergenti. Una attività che tuttavia, vista l’estrema oculatezza nel’osservazione di ogni minimo particolare, richiede continuamente processi gestionali molto elaborati e certamente non semplici.
Quali sono gli attori partecipanti?
Nel progetto chiavi in mano l’azieda stipula collaborazioni con molteplici organi ed imprese. Dai proprietari di terreni agli studi di architettura, dagli interior contractor fino ad arrivare ai developer di progetti immobiliari. Il general contractor si pone al vertice e può essere coadiuvato dalle figure dei procurement company e dei cost controller. In chiusura, vi sono i fornitori ed i sub contractor, i quali saranno deputati a fornire, in un caso puramente esemplificativo, la camera di albergo. Scendendo maggiormente nel particolare, i settori specifici che vengono toccati dal contract sono altrettanto numerosi. Esempi potrebbero essere gli edifici pubblici, il settore navale, il settore ospedaliero, gli uffici, le banche, i musei, i teatri e le università. Negli Stati Uniti, così come nella stragrande maggioranza dei Paesi anglosassoni, il contract costituisce l’unica modalità di vendita per bagni e cucine. Trattandosi di un mezzo quasi completamente nuovo qui in Italia, l’adozione del contract richiede per forza di cose un nuovo approccio: è in tal caso necessario che le aziende spostino il proprio sguardo dalla esclusiva produzione all’impresa possedente servizi, con una affidabilità che per il committente non è un particolare di secondaria importanza, ma presupposto imprescindibile.
In cosa migliorare quindi?
Sempre con particolare riguardo alle imprese di arredamento italiane, è cosa buona e giusta anzitutto saper comunicare nel migliore dei modi il valore delle eccellenze italiane, composte da uno stile e da una ricercatezza delle materie prime che viaggiano a braccetto componendo una fusione unica ed armoniosamente equilibrata. In aggiunta, aspetto di non minore rilevanza sono le competenze che vanno continuamente sviluppate, di pari passo ai continui e costanti mutamenti delle mode, dei gusti e delle tendenze. Come se ciò non fosse ancora sufficiente, una particolare lente di ingrandimento va orientata verso i materiali, la sostenibilità ed una innovazione che non può prescindere da offrire prodotti e servizi sempre e comunque all’avanguardia. L’eccellenza dello stile italiano nasce principalmente dalla sapiente lavorazione del legno, la quale deve essere a sua volta ripensata per andare incontro a qualsiasi esigenza o richiesta da parte del cliente finale. Ultimo must è sicuramente l’internazionalizzazione della produzione. Questa non può essere solo e soltanto svolta in Italia. Produrre soltanto in Italia, con la poco lungimirante illusione di preservare il Made in Italy, non va d’accordo con uno strumento come quello del contract.
Redditività e tempistiche
Se è vero che il contract potrebbe essere ua buona opportunità, è altrettanto vero che è possibile comprendere se questo e remunerativo solo e soltanto se viene creato un adatto sistema contabile volto alla gestione delle commesse pervenute. Il contract, infatti, funziona solo se entrano in essere determinate condizioni. Fondamentale è cercare di estrarre i costi variabili del progetto, quelli condivisi e quelli specifici. Se nell’azienda vi è un settore che si occupa congiuntamente sia del contract che del retail, bisogna scorporarli. Riferendosi alle tempistiche, qui sorge un altro punto critico. Il contract presuppone infatti tempi relativamente lunghi, in linea con pagamenti dilazionati temporalmente e con la produzione che ha continuamente bisogno di risorse finanziarie fresche. Le committenze contract non produrranno guadagni nell’immediato, con introiti che tuttavia arriveranno successivamente.